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Il Presidente di Confartigianato lancia l’allarme: `Una piccola impresa su tre a rischio fallimento`

In una lunga intervista pubblicata su Il Fatto quotidiano, il Presidente di Confartigianato Marco Granelli, nei giorni scorsi ha lanciato l`allarme sul rischio fallimento di un terzo delle piccole imprese del Paese, ma ha anche sottolineato come alcuni settori stanno reggendo bene alle difficoltà. “Una piccola impresa su tre a rischio fallimento, siamo delusi dalla bozza del decreto Sostegno” – afferma Granelli.

Granelli ha inoltre suggerito che, come in Germania, i ristori dovrebbero essere calcolati su base semestrale e non mensile.

Artigiani e piccoli imprenditori chiedono al Governo che gli aiuti siano parametrati meglio ai danni subiti, ma lavorano anche per ridurre la loro dipendenza dal sistema bancario, rafforzare la capacità di fare rete e sfruttare meglio le possibilità offerte dal web.

 

A poche ore dalle reazioni negative espresse dal Presidente di Confartigianato Marco Granelli,  sul Dl Sostegno il Governo ci ripensa. E’ arrivata una nota del Ministero dello Sviluppo Economico e una dichiarazione del Sottosegretario all’Economia, Claudio Durigon, che annuncia che “gli aiuti alle imprese in difficoltà a causa del Covid saranno “anno su anno” e non confrontando due bimestri (gennaio-febbraio 2019 con gennaio-febbraio 2021)”, come era nella bozza del Dl Sostegno.

Le dichiarazioni del Governo arrivano a ridosso del commento del Presidente Granelli sulle prime bozze del Decreto Sostegno, nell’intervista su il Fatto Quotidiano.it.

Giudizio positivo, da parte del Presidente Granelli, invece, sulla decisione di non ricorrere più ai codici Ateco per la classificazione delle attività che hanno diritto ai ristori, un sistema che finiva per penalizzare parte delle filiere. Conferma, inoltre, la convinzione che, per risollevare il tessuto produttivo, insieme all’erogazione dei ristori, occorra spendere bene le risorse del Recovery Plan. “Proprio per questo – sottolinea Granelli – chiediamo al Governo che nella messa a punto del Piano si tenga conto di quelle che sono le caratteristiche del tessuto imprenditoriale italiano, dove il 94% delle aziende sono Pmi e si conta un’attività ogni 7 abitanti. Quindi che non ci siano vincoli di destinazione dei fondi in base alle dimensioni dell’azienda, che ci sia velocità di esecuzione e chiarezza nell’individuazione delle opere. Con un monitoraggio dell’esecuzione che coinvolga anche le parti sociali come il governa sembra in effetti intenzionato a fare. Noi, in quanto “piccoli” dobbiamo però migliorare e rafforzare la nostra capacità di fare rete. Muoverci insieme e coordinarci meglio, pur nella salvaguardia delle individualità, per poter avere una forza contrattuale maggiore”.

 


A cura di Ylenia Galluzzo